PROFESSORE
DEMOGO
COORDINATE
45.435494, 12.353704
LOCALITÀ
Castello
AMBITO
Centro Storico
TAG
Forme dell’abitare collettivo, Inclusione e accessibilità, Riqualificazione e rifunzionalizzazione urbana
Spazi per la collettività, Valorizzazione storico–culturale
TEMA
Venezia è una città che contiene nella sua natura una dimensione costante di sospensione, la sua tettonica fatta di appoggi puntuali, di sistemi palificati infissi nella laguna a sollevarne il piano d’imposta, descrivono un’ attitudine a produrre uno spostamento rispetto alla condizione iniziale.
Venezia si sottrae al suolo come un piano fragile fluttuante, si lascia attraversare dalla forma liquida e s’innalza verso il cielo, staccandosi dal livello lagunare.
L’architettura che deriva da questa attitudine coglie la sospensione come un potenziale, i ponti, le altane, i saloni esposti su Canal Grande, i portici a mensola, i merletti di pietra protesi verso il cielo, sono elementi che articolano un testo urbano fatto di intermezzi, di pause, come vuoti capaci di far spostare lo sguardo.
Sulla sospensione di Venezia, sullo sguardo come nuovo piano di costruzione dell’architettura svilupperemo opere capaci di sovrapporre un nuovo livello alla città, scruteremo il cielo come cacciatori di spazi altri, scopriremo attraverso il vuoto del recinto urbano quanto osserviamo distrattamente ogni giorno.
La nostra architettura caccerà le nuvole sopra di noi, troverà interazione, perché le nuvole sono movimento e teatralità, universo cangiante di forme e colori in continua evoluzione, scenografia sempre diversa, minaccia all’orizzonte, ma anche rifugio e oggetto di fantasie e desideri.
L’area di studio inserita nell’Arsenale di Venezia è conformata come un recinto, delle antiche architetture sono rimasti i frammenti di un monumentalismo tettonico, rimane solo una stanza vuota senza soffitto, un vuoto potente che suggerisce di alzare lo sguardo al cielo, di trovare nella sospensione un nuovo livello di lettura e trasformazione dei luoghi.
Questa nuova operatività – guadagnata sulla verticale – ci consentirà di operare nel progetto con rinnovata scoperta, un distacco che pone distanze tra il nostro corpo e il suolo, tra il piano e quanto ci attende sopra di noi.
Un nuovo piano ci parla inoltre di un’altra Venezia possibile, ci pone di fronte all’alterità del doppio, come se la città acquisisse improvvisamente un suo nuovo orizzonte. Poi le superfici dispiegate a cercare lo spazio inaspettato, lo sguardo rapido, improvviso, sulla Venezia capovolta, una stasi temporale, mentre alziamo gli occhi ancora su di lei, si offre a noi la città senza limiti. La città ora, è dove passano le nuvole
DESCRIZIONE
L’origine del complesso di cantieri navali e officine risale al XII secolo, cuore dell’industria bellico-navale che ha contribuito in modo decisivo all’espansione marittima della Serenissima. Il primo nucleo dell’Arsenale Vecchio è sorto in un’area retrostante al bacino di S. Marco, strategicamente posizionato per ragioni di difesa e di accessibilità rispetto al rifornimento di legno necessario alla costruzione delle navi. Strettamente legato allo sviluppo economico della città, il complesso sarebbe stato continuamente modificato durante i secoli a seconda dei cambiamenti tecnologici dell’industria e della variabile domanda della Repubblica Marinara di mezzi bellici e di trasporto commerciale.
Con la fine della Repubblica nel 1797 l’Arsenale comincia il suo lento declino per l’incapacità di aggiornare la produzione e la sempre più difficile convivenza tra attività produttive e il centro storico.
Si scelse così di valorizzare la sua vocazione turistico-culturale mantenendo nell’Arsenale Vecchio, a ovest, la presenza della Marina Militare e alcune attività legate alla cantieristica, affidando il recupero e la conversione della parte sud-orientale alla Biennale di Venezia con i suoi a spazi espositivi e amministrativi.